ANGELI DI BEA – UNO YORKIE TIRA L’ALTRO

“A nove anni, durante una passeggiata nel centro di Padova, ho visto per la prima volta uno yorkie”, ci racconta Beatrice, titolare dell’allevamento di yorkshire terrier Angeli di Bea, che si trova a Tencarola, in provincia di Padova. “Aveva il pelo lungo, era bello. Avevo chiesto a mia mamma se potevo averne uno anch’io, ma costavano troppo, così mi aveva preso un bastardino a pelo lungo. Ero stata contentissima lo stesso. Il mio primo «vero yorkie» l’ho preso poi a sedici anni: si chiamava Toby. L’ho goduto fino alla vecchiaia. Dopo che è morto ho iniziato a lavorare. Ero fuori casa dalla mattina alla sera, e non potevo più gestire un cane”.

“A nove anni, durante una passeggiata nel centro di Padova,
ho visto per la prima volta uno yorkie.”

“Per un periodo ho vissuto da sola poi ho deciso di tornare nella casa della mia famiglia e, dieci anni fa, ho preso Charlie. È lo yorkie più vecchio che ho”. Gli yorkshire maschi, ci spiega Beatrice, non sopportano la distanza dal padrone. “Quando di giorno uscivo per lavorare dormiva e rifiutava il cibo, allora gli ho preso una compagna, Milou. Insieme hanno fatto quattro cuccioli, che ho tenuto. Ho iniziato a fare allevamento solo sei anni fa, anche perché all’epoca a Padova era difficile trovare degli yorkshire, bisognava andare a Milano o a Bergamo”.

“Ho iniziato a fare allevamento sei anni fa, all’epoca per trovare degli yorkshire
bisognava andare a Milano o a Bergamo.”

Mentre Beatrice ci racconta la sua storia, tre cuccioli di yorkshire le saltellano intorno: si chiamano Mirage, Zucchero Filato e Poesia. “L’allevamento è al piano di sopra della casa, tutta la mia famiglia vive qui. Abbiamo ventidue cani. Quindici sono miei, ma ho preso anche cani di altri, per esempio uno shih tzu e altri yorkie che magari i padroni hanno scartato per qualche motivo. Io non riuscirei mai a «scartare» uno dei miei cuccioli! Anzi: per me gli yorkie sono come le patatine, uno tira l’altro”, scherza Bea.

“Preparare uno yorkshire per un’esposizione è un’operazione molto lunga e complessa.”

L’allevamento Angeli di Bea è piccolo ma iscritto all’E.N.C.I. (Ente Nazionale Cinofilia Italiana): “Quello che faccio lo faccio per passione. Non facciamo mai più di tre-quattro cucciolate l’anno, e molti cuccioli li tengo io. Anche se ogni tanto capisco che devo un po’ fermarmi”. Chiediamo a Beatrice come passa le sue giornate circondata da tutti questi cagnolini, che sono liberi di girare per la casa e, quando il clima lo permette, anche fuori in giardino: “La mattina mi sveglio e pulisco i tappetini, sistemo le cucce, dò loro il cibo, faccio toelettatura. Gli yorkie con il ciuffo vanno puliti tutte le mattine. E poi ci sono le preparazioni per le esposizioni, che sono molto lunghe e complesse”.

Dominica Dancing Grand Show

Tutti gli yorkshire di Beatrice sono nutriti con Argon Grain Free: “Ho conosciuto i vostri prodotti a un’esposizione”, ci spiega, “La ditta era vicina, così sono andato a bussare direttamente alla porta. Mi trovo benissimo, soprattutto con la linea Grain Free. Di solito con il cambio di crocchette i cani avevano problemi di intestino, invece con Argon no. E poi il loro pelo ora è bello lucido”, ci dice, mentre accarezza Dominica Dancing Grand Show (“L”hanno chiamata così gli allevatori, arriva dalla Russia, è figlia di due campioni”).
Durante la nostra permanenza nell’allevamento-casa di Bea ci stupiamo di come il carattere di tutti i suoi yorkshire sia ottimo. “Hanno la fama di cani un po’ isterici, ma in realtà non è affatto così”, ci spiega Beatrice, “Il problema è che negli anni ’80, in cui ci fu il boom degli yorkshire, molti accoppiamenti furono fatti senza considerare il carattere. L’isteria, insomma, era quella degli umani, non la loro”.

Tutti gli yorkshire dell’allevamento Angeli di Bea sono nutriti con Argon Grain Free.

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ANIMAL’S EMERGENCY – UN’ASSOCIAZIONE PIENA DI ENERGIE

Orazio, uno dei volontari dell’associazione Animal’s Emergency, ci accoglie con un sorriso nel suo ufficio, nel canile di Trezzano sul Naviglio. “L’associazione è nata nel 2003, come frutto delle esperienze di difesa dei diritti degli animali del nostro presidente, Nino Ussia, e di altre quattro persone. Mia moglie Michela ne fa parte dal primo giorno. Io mi sono unito a lei quando sono andato in pensione, dopo che m’ha detto la classica frase «Vieni a dare una mano»”. Michela ride. “La passione per gli animali”, racconta, “ce l’abbiamo entrambi da sempre. Orazio ha animali fin da quando aveva 7 anni. Nel ’72 abbiamo preso il nostro primo cane, Russ, un pastore tedesco, tra l’altro bellissimo. L’ultimo cane, meticcio, è morto quattro anni fa, si chiamava Bobo. È grazie a lui se sono entrata nell’associazione, iniziando a fare banchetti e gestire le adozioni”.

“Sto seguendo un percorso educativo che mi sta permettendo di migliorare
alcuni aspetti del mio carattere”, è scritto su un cartello appeso
fuori dallo spazio di Bud.

Il canile di Trezzano ha riaperto nel maggio del 2012, dopo un anno di chiusura, proprio grazie all’intervento dell’associazione, che lo ha rilevato e rimesso in funzione. Orazio e Michela ci guidano nella visita: “Per i cani ci sono due corridoi, un «corridoio rifugio», dove ospitiamo i cani provenienti dai comuni con cui abbiamo convenzioni, e un «corridoio associazioni», per quelli trovati da altre associazioni o portati qui da persone che non possono permettersi, per problematiche serie, di tenerli”. Oltre a tre aree di sgambamento, il canile ha anche un’area dedicata all’agility-mobility e collabora con veterinari comportamentalisti ed educatori che si occupano anche della salute psicologica degli animali.

“Questa diventerà una piscina: servirà per l’attività fisica e l’aqua therapy dei nostri ospiti.”

Orazio ci tiene a presentarci Bud, un incrocio tra molosso e pastore tedesco di 4 anni: “Sto seguendo un percorso educativo che mi sta permettendo di migliorare alcuni aspetti del mio carattere. Sto imparando a conoscere il mondo, a gestire le mie emozioni, a capire cosa è la calma e ad instaurare relazioni con le persone delle quali posso fidarmi”, è scritto su un cartello appeso fuori dal suo spazio.
A lato del canile, vediamo un’area in costruzione. “Questa diventerà una piscina”, ci dice Orazio, “Servirà per l’attività fisica e l’aqua therapy dei nostri ospiti”. I progetti in cantiere, qui al canile di Trezzano, sono tanti: non solo la piscina, ma anche una sala operatoria (“Si troverà nell’ufficio dove ci siamo incontrati”) che sarà attiva full-time, 24 ore su 24.

“Mia moglie Michela è la memoria storica dell’associazione. Lavora con Animal’s Emergency dal primo giorno.”

Animal’s Emergency è un’associazione completamente autofinanziata: “Facciamo banchetti, eventi, e raccogliamo donazioni anche col 5 per mille. Siamo aperti ad ogni idea per finanziare i nostri progetti: ad esempio gli abitanti della zona ci aiutano raccogliendo tappi di plastica, che rivendiamo alle riciclerie. In più, pubblichiamo una rivista, «Il Corriere dei Cuccioli», per fare informazione e anche per trovare nuove famiglie per i nostri ospiti. L’anno scorso abbiamo gestito ben 39 adozioni, e tutte belle: per una struttura come la nostra, è un bel vanto”.
Chiudiamo la visita con un breve giro in altre due aree della struttura: quella dedicata ai gatti e quella dedicata agli animali esotici. Lì conosciamo un bellissimo coniglietto di nome Anacleto. Qualche giorno fa, il 28 agosto, abbiamo scoperto che ha trovato casa.

Anacleto

Anche Argon sostiene il canile di Trezzano sul Naviglio con donazioni di cibo.
Per chi desidera “conoscere virtualmente” il canile: www.animalsemergency.com, pagina Facebook “Animal’s Emergency”.

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SCUOLA CINOFILA “I SEGUGI” – LA PASSIONE È GIOVANE

“Io ho studiato biologia, volevo fare l’etologa, ma l’ambiente era molto chiuso”, ci racconta Ilaria Gaffuri, titolare della scuola cinofila I segugi di Oggiono (Lecco). È un pomeriggio di luglio, siamo seduti in una casetta di legno di fianco al campo di agility della scuola. Mr. Grey e Oaks, il greyster e la malinois di Ilaria, si rincorrono nel prato e ogni tanto scavalcano la recinzione che li separa dal nostro tavolo. Ilaria ride e cerca di rimandarli al loro posto. “Dopo la laurea per qualche anno ho lavorato con delle multinazionali ma mi faceva schifo quello che facevo. Poi nel 2006 ho preso Melman, la mia beagle. Se sono arrivata dove sono arrivata è stato merito suo: con lei ho iniziato a fare corsi da istruttore cinofilo e di agility. Abbiamo vinto tantissimi premi, e soprattutto ho capito che quella era la mia strada”.

“Melman ora ha dieci anni: non la faccio più partecipare alle gare.
Se sono arrivata dove sono arrivata è grazie a lei.”

“Il passo più grande è stato quello dell’apertura della scuola. Nel 2010, dopo un sacco di ricerche, ho scoperto che un amico aveva questo terreno. L’ho affittato, all’inizio non c’era niente, pian piano abbiamo costruito le staccionate, i percorsi, questa casetta di legno, abbiamo portato l’elettricità. Gli ultimi lavori risalgono a febbraio di quest’anno: devo ringraziare tantissimo Rinaldo Marioli dell’Associazione Italiana Mushers e il mio amico Alessio, senza di loro non ce l’avrei mica fatta”.
Nel frattempo, Ilaria segue l’avvio della scuola, che all’inizio offriva corsi di educazione di base e agility (“Col tempo si sono aggiunti anche canicross, bikejoring e preparazione alle esposizioni, in collaborazione con Rinaldo Marioli”).

“All’inizio su questo terreno non c’era niente, pian piano abbiamo costruito le staccionate, i percorsi, abbiamo portato l’elettricità.”

“Non è stato facile avviare questa attività: per costruire la clientela ci sono voluti anni. Nel frattempo facevo anche altri lavori, per esempio la dogsitter. C’è anche da dire che io non ho un carattere facile, sono una gran rompiscatole. Molte persone dopo le prime lezioni lasciano perdere perché capiscono che devono davvero lavorare per riuscire a ottenere dei risultati. Ma chi va avanti spesso arriva ad avere grandi soddisfazioni”. Ilaria ci racconta di Benedetta, Marco, Sara, Michela, alcuni suoi clienti (che poi “Sono anche amici”) che partecipano a gare di agility in Italia e persino in Europa. Nella categoria “juniores”: “Sì, sono tutti ragazzi. Mi piace molto lavorare con persone giovani, hanno una passione che spesso gli adulti non hanno”.
Il metodo utilizzato da Ilaria è il cosiddetto “metodo gentile”: “Si chiama così perché è il contrario del «metodo coercitivo», che per fortuna oggi usano in pochi. Il cane viene premiato quando «fa le cose giuste» e non viene punito quando fa quelle sbagliate. Anche perché lo scopo dell’educazione è quello di creare il giusto rapporto tra il padrone e il suo amico a quattro zampe, e che rapporto è un rapporto basato sulla paura?”

Wanda e Athos, un alaskan malamuth di 7 mesi, durante una lezione.
“Lo scopo dell’educazione è quello di creare il giusto rapporto tra il padrone e il suo amico a quattro zampe, e che rapporto è un rapporto basato sulla paura?”.

Ilaria non è solo un’addestratrice, ma anche un’atleta che partecipa a gare in tutto il mondo. I suoi compagni di allenamento sono i suoi cani: oltre a Melman (“che ora ha dieci anni ed è «in pensione»”) ci sono Oaks e l’ultimo arrivato, Mr. Grey. “La storia di Mr. Grey è molto interessante”, ci spiega Ilaria, “È il primo greyster di Lena [Lena Boysen Hillestad, allevatrice e atleta norvegese “di culto”] che viene in Italia. Per averlo ho dovuto corteggiare Lena per mesi, mandandole messaggi e email. È un cane molto buffo, si comporta come un matto, ma quando deve correre diventa un altro: si vede che ha lo scatto nel dna”. Mentre racconta di Mr. Grey in Ilaria si accende un comprensibile orgoglio. E anche in noi di Argon, perché Mr. Grey e Oaks sono nutriti con il nostro Argon Grain Free, con cui Ilaria ci dice che si trova benissimo. “Mr. Grey è un cane forte ma anche molto delicato a livello intestinale. Solo con Argon Grain Free il suo metabolismo funziona bene, e in più non ha nessun problema di dermatiti perché la ricetta è senza cereali. Anche se ovviamente per un cane così attivo non bastano le crocchette, devo integrare con 400 grammi di carne fresca al giorno!”.

Ilaria non è solo un’addestratrice, ma anche un’atleta che partecipa a gare in tutto il mondo.

Tutti i cani di Ilaria Gaffuri sono nutriti con Argon.
Per chi desidera “conoscere virtualmente” la scuola cinofila “I segugi”: www.scuolacinofilaisegugi.it.

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PARCO RIFUGIO LA CUCCIA E IL NIDO – AMARE GLI ANIMALI A 360°

“La Romina era un punto di riferimento in paese, la chiamavano sempre quando c’erano animali da soccorrere”, ci racconta Fioretta Poli, mamma di Romina e responsabile del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido di Calvatone (Cremona). “Pensate che un ultimo dell’anno qualcuno aveva investito un gatto davanti a un locale, tutti quelli che passavano lo ignoravano, un’amica della Romina l’ha visto e l’ha chiamata: Romina ha passato tutta la notte del 31 con lui in una clinica aperta 24 ore. Il gatto s’è salvato. All’epoca la Romina aveva vent’anni e ricordo che aveva detto È stato il più bell’ultimo dell’anno di sempre”.

“Le tombe sono tutte uguali perché non volevamo
che ce ne fossero di più o meno belle.”

Potrebbe bastare questo aneddoto per capire qual è il DNA del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido, un centro polifunzionale unico in Italia che riunisce molte realtà dedicate alla cura e all’amore per gli animali: un canile sanitario, una pensione per cani e gatti, un gattile, una clinica veterinaria, un rifugio per cani, un centro per il recupero di animali selvatici (volpi, caprioli, uccelli…) e persino un cimitero per animali domestici. Insieme a Fioretta attraversiamo il ponticello che porta all’area dove sono allineate le piccole tombe (“Sono tutte uguali per scelta, non volevamo che ce ne fossero di più o meno belle”). Su ciascuna è montata una girandola-arcobaleno: oggi c’è un po’ di vento e le girandole si muovono, come vive. “È proprio questo il motivo per cui le abbiamo messe: rappresentano le anime dei nostri piccoli amici”.

Asia, una delle ospiti del gattile del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido

“Da noi non ci sono animali in gabbia. Anche i mici hanno il loro spazio, riscaldato, e uno spazio verde a disposizione: possono uscire quando vogliono. E non c’è nessuna differenza tra gli spazi della pensione e quelli del gattile”, ci spiega Fioretta mentre entriamo nell’area del Parco Rifugio dedicata ai gatti. Lì conosciamo Goffredo, che ci segue curioso (“Si chiama così perché l’abbiamo trovato incidentato a Castel Goffredo nel 2012, è un gatto molto socievole”), Macchia, un gattino nero “che purtroppo ha il FIV, l’HIV dei felini: per questo si ammala facilmente e deve essere tenuto costantemente sotto controllo”, Asia e Selvaggia, anche loro malate (“non di FIV ma di FELV, la leucemia felina: è molto diffusa tra i randagi”), e poi, in un’altra sezione del gattile, Fumé e Mercuzio, che non è malato ma porta sulla pelle i segni di mille lotte (“Le ha passate tutte”, racconta Fioretta).

Namira è stata salvata e adottata dall’associazione San Bernardo Rescue

“Non siamo mai chiusi: sono anni che non facciamo un giorno di ferie, lavoriamo anche a Pasqua e a Natale”, ci confessa Fioretta dopo averci raccontato delle altre tantissime iniziative ospitate dal Parco Rifugio (dall’associazione San Bernardo Rescue per la difesa dei San Bernardo all’apertura della nuova toeletta “self service” alle attività con le scuole e i disabili). Quando Romina ci raggiunge (arriva proprio da una lezione di “educazione cinofila” in una classe elementare) capiamo che l’iperattività è una caratteristica della famiglia, proprio come l’amore per gli animali.
“Questo posto per noi è un grande impegno: ci sono dietro tantissimo lavoro, contatti, manodopera, non ci fermiamo mai”, ci dice sorridendo mentre le rubiamo qualche minuto per una foto insieme a Namira, una San Bernardo salvata dall’associazione San Bernardo Rescue.

“Dafne è la piccola mascotte del parco: l’ho adottata nel 2012.”

“Lei è la piccola mascotte del Parco Rifugio”, ci dice scherzando Fioretta prendendo in braccio la sua cagnolina, Dafne, che ci ha corso intorno per tutta la nostra visita: “Era stata abbandonata in garage dal padrone, l’ho adottata io nel 2012: quando vengono qui i bambini guai con la Dafne, alcuni vengono apposta la domenica!”.
Prima di andarcene, Fioretta ci raccomanda un’ultima cosa: “Nel vostro articolo riportate la frase che si trova all’entrata del Parco Rifugio. Ci teniamo molto”. Eccola: “Gli animali non sono esseri inferiori, sono altre nazioni, intrappolati insieme a noi nella rete della vita e del tempo”. Grazie per aver visitato il parco.

Argon sostiene il Parco Rifugio La Cuccia e il Nido con regolari donazioni di cibo.
Per saperne di più: www.lacucciaeilnido.com.

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I VOLONTARI DELL’ARCA DI NOÈ – AIUTARE GLI ANIMALI DAL BASSO

A Piacenza incontriamo Vesna e Mariagrazia, due volontarie dell’Arca di Noè Onlus, un’associazione nata dal basso e totalmente autofinanziata.
L’Arca di Noè da anni si occupa della cura e della salvaguardia degli animali di tutte le specie, in particolare di quelli provenienti da aree in cui le tutele sono poche o inesistenti. “In questo momento il nostro gruppo di volontari gestisce 17 cani e 20 gatti: molti di loro arrivano dal sud, soprattutto da Napoli, o da altri paesi come la Spagna o la Macedonia. Nell’est Europa i randagi spesso vengono uccisi, ma anche là ci sono volontari che «lottano contro i muri» per salvarli”.

“Zara arriva da Napoli, è vivacissima proprio come le persone di quella città.
Ma viveva in un canile affollatissimo dove non aveva spazio né visibilità.”

Vesna è macedone ma vive da 23 anni in Italia. A Piacenza è un punto di riferimento per molte persone che vogliono aiutare animali in difficoltà. “Collaboro da sempre con tante associazioni. Non so esattamente da dove è nata questa sensibilità, ce l’avevo già da piccola, chissà, si vede che è nel mio dna”, ci racconta con un po’ di imbarazzo. Piuttosto che di sé preferisce parlare del luogo dove ci ha condotto, un appezzamento di terreno ai confini della città trasformato nel tempo, con l’aiuto di tanti volontari (“Mio cugino Vane ha costruito tutte queste case di legno e montato le reti, il suo aiuto è stato fondamentale”), in un piccolo rifugio per cani autogestito.

“Mio cugino Vane ama i piccioni viaggiatori,
così ha costruito una casetta in legno anche per loro.”

“Questo spazio l’ho affittato io di tasca mia, ospita cinque cani. Ognuno di loro ha una casetta e può scorrazzare libero nello spazio. Tre volte al giorno vengono dei volontari a portarli a passeggiare fuori. Insomma, li trattiamo come se fossero nostri, e intanto cerchiamo persone che li adottino attraverso la nostra pagina Facebook, le tante iniziative che organizziamo e gli annunci su un giornale locale che si chiama Libertà”.
Una delle casette di legno ospita anche una colonia di piccioni viaggiatori. “Quando si parla di salvaguardia degli animali non ci poniamo limiti. Siamo un’associazione animalista e facciamo anche azioni simboliche: ad esempio a Pasqua abbiamo salvato dieci agnelli pagando noi per non farli andare al macello. Sono cose piccole, gocce nel mare, ma per noi è importante anche far riflettere, aiutare a costruire una sensibilità su queste cose. Soprattutto in paesi dove non c’è ancora”.

Hillary arriva dalla Macedonia: “Nell’est Europa i randagi spesso vengono uccisi,
ma anche là ci sono volontari che «lottano contro i muri» per salvarli.”

Vesna e Mariagrazia ci fanno conoscere alcuni dei cani ospiti del rifugio: Flo, un meticcio labrador, arriva da un canile di Latina (“Ha passato la vita in un box, qui almeno ha tanto spazio e qualcuno che cerca una famiglia per lui”); Zara (“Viene da Napoli, è vivacissima proprio come le persone di quella città. Solo che viveva in un canile affollatissimo dove non aveva spazio né visibilità”); Laika, arrivata dalla Macedonia grazie all’aiuto di alcuni volontari del posto (“Sono stati loro a darle il nome della cagnetta mandata nello spazio dai russi”); Hillary, anche lei arrivata dalla Macedonia come Laika; e Cicco, che oggi non è in rifugio perché sta facendo fisioterapia (“Le cure le paghiamo tutte noi attraverso le raccolte fondi”).

“Questo spazio l’ho affittato di tasca mia.
Era tutto un cespuglio: ora è un rifugio che ospita cinque cani.”

“A volte le persone si approfittano un po’ della bontà e disponibilità dei volontari”, ci confessa Vesna raccontandoci la storia di Sheila, una shitzu di 12 anni dall’aria un po’ triste che la segue ovunque. “I suoi padroni mi hanno detto che non ce la facevano più a tenerla, allora cosa dovevo fare? L’ho presa con me. Ma forse se non ci fossi stata io avrebbero fatto qualche sacrificio in più per non abbandonarla”.

Anche Argon ha contribuito con una donazione di cibo alle attività di Vesna, Mariagrazia e di altri volontari dell’Arca di Noè.
Per diventare amici dell’associazione: Arca di Noè Piacenza.

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RIFUGIO DEL CANE DI RUBANO – NON ESISTONO CANI DI SERIE B

Al Rifugio del Cane di Rubano (Padova) veniamo accolti da Giovanna Salmistraro, presidente della sezione di Padova della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, e da Beatrice Martinelli, veterinaria esperta in nutrizione.
“Il rifugio esiste dal 1962”, ci racconta Giovanna, “Ed è in costante evoluzione. Da circa un anno la gestione è cambiata e ora stiamo facendo di tutto per migliorare sia la struttura che la gestione degli ospiti. Innanzitutto abbiamo creato un’area di sgambamento, che prima non c’era: ora stiamo avviando un progetto per piantumare degli alberi di modo che d’estate ci sia anche una zona ombreggiata”.

“Abbiamo creato un’area di sgambamento, che prima non c’era:
ora stiamo avviando un progetto per piantumare degli alberi
di modo che d’estate ci sia anche una zona ombreggiata.”

Giovanna ci guida alla scoperta del canile. “La nostra attività di raccolta fondi è frenetica: tutte le spese vengono sostenute da noi e dai volontari, quindi è necessario organizzare molte attività. Cene, feste, eventi speciali. Attraverso il nostro sito, www.legadelcane-padova.it, è possibile sostenerci, adottare a distanza gli ospiti del canile e persino acquistare loro dei collari antiparassitari”. Quando le chiediamo se possiamo farle una foto, si ritrae timidamente: “No, no… non ci tengo ad apparire. Se proprio volete, posso farla insieme a Tom”. Tom è uno degli ospiti del canile, un incrocio di pastore tedesco di 13 anni, di cui sette passati in canile. “Non ha un carattere facile, ma nemmeno io: forse è per questo che appena ci siamo incontrati è stato subito amore”.

“Credo che solamente l’unione delle persone possa migliorare la vita dei cani.”

“Non esistono cani di serie A e serie B, la nostra idea è che i cani del canile debbano ricevere le stesse cure di quelli che vivono in casa”, ci spiega Beatrice, mostrandoci il tabellone con le diete studiate ad hoc per i cani con esigenze particolari.
Beatrice lavora alla clinica veterinaria San Marco di Padova, e con il suo metodo ha contribuito a migliorare tantissimo la vita degli ospiti del canile. “I volontari sono i miei occhi settimanali, io vengo in canile il martedì, visito i cani che vengono segnalati, predispongo le loro diete e le cure che devono seguire. A seconda dei casi, poi, contatto i collaboratori esterni più adatti, che possono fare dei prezzi di favore al canile. Credo che solamente l’unione delle persone possa migliorare la vita dei cani”.

Tania e Luna

Quando incontriamo alcuni volontari del canile, capiamo subito il significato delle parole di Beatrice: Tania, la capoturno, è volontaria da tre anni, “Mi sono avvicinata al canile dopo aver preso qui il mio cane, cinque anni fa”, Anna è qui da poco ma il suo entusiasmo è contagioso, “Anch’io ho preso qui il mio cane, Luna, nel 2006, quando è morta ho deciso che avrei fatto la volontaria. I cani mi hanno insegnato tanto, hanno una sensibilità impressionante, capiscono subito quando una persona non è tranquilla”, Susan ha 71 anni ed è originaria del Galles, il volontariato per lei è qualcosa di molto spontaneo e naturale, “Ho sempre lavorato nel sociale, con gli anziani e i disabili, anche a Londra”.

Susan, volontaria, ha 71 anni: “Ho sempre lavorato nel sociale,
con gli anziani e i disabili, anche a Londra”.

È quasi ora di pranzo, ma Nicole, responsabile dei volontari del canile, ci tiene a farci conoscere alcuni ospiti: incontriamo Natale (“Si chiama così perché è arrivato qui il giorno di Natale del 2013”), un bracco energico e molto simpatico, Rambo, un molosso di tre anni arrivato in canile per via di uno sfratto (“I proprietari volevano riprenderlo, ma conoscendo le condizioni in cui lo avrebbero tenuto abbiamo preferito cercare per lui delle persone migliori”), Pino, Spino e Poker, che “convivono” dietro la stessa rete, e poi Bambi, un cagnolino buonissimo ma un po’ restio al contatto (“Non sappiamo cosa abbia passato”), e molti altri. Fuori da ogni gabbia i volontari hanno appeso le foto dei cani e le loro storie, così chi viene in visita può conoscerli più facilmente. “Abbiamo creato anche una sezione apposita sul nostro sito, che stiamo aggiornando”, ci spiega Nicole. “Per noi è importantissimo anche il rapporto con i futuri padroni dei cani: vogliamo che ognuno dei nostri ospiti sia trattato nel migliore dei modi possibile”.

Argon sostiene il Rifugio del Cane di Rubano con regolari donazioni di cibo.
Per chi desidera “conoscere virtualmente” il canile e i suoi ospiti: www.legadelcane-padova.it.
Per chi desidera diventare amico su Facebook del canile: Lega del Cane – Rifugio di Rubano.

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PICCOLIANIMALI – UN PICCOLO RITROVO PER CHI AMA GLI ANIMALI

“Sono le cinque in punto, in Inghilterra è l’ora del tè, qui da noi è l’ora del biscottino”: i primi ad arrivare nel negozio PiccoliAnimali di Torino (piazza Graf 122/bis) sono Penelope e Nina, accompagnate dalla loro padrona. Pian piano fuori dalla porta d’ingresso si forma un piccolo capannello di persone; Giorgio e Giuseppe, “Beppe” per gli amici, accolgono tutti con un sorriso e regalano biscotti e snack agli amici a quattro zampe, che ovviamente sono ben contenti di trovarsi lì.

Fuori dalla porta d’ingresso si forma un piccolo capannello di persone;
Giorgio e Giuseppe accolgono tutti con un sorriso.

“Quello delle cinque è un appuntamento fisso”, ci raccontano Giuseppe e Giorgio, che oltre a essere una coppia nel lavoro sono una coppia anche nella vita. “È una piccola tradizione che abbiamo voluto recuperare: per noi PiccoliAnimali, anche quando eravamo ancora clienti e la proprietaria era la signora Luciana, è sempre stato un punto di ritrovo. Ci piaceva venire qui il sabato mattina a chiacchierare, così, quando Luciana ha venduto il negozio, abbiamo deciso di lanciarci in questa avventura, anche perchè ormai eravamo affezionati a questo posto”.

“La nostra casa è piena di animali, sembra quella di Ace Ventura.”

Tutto nasce dallo sconfinato amore di Giorgio e Beppe per gli animali, di ogni specie: “La nostra casa ne è piena, sembra quella di Ace Ventura: abbiamo furetti, gatti, pappagalli, pesci, e ovviamente anche un cane. All’inizio venivamo qui a prendere il cibo per loro”. Poi Beppe, che era volontario al Telefono Rosa, ha cominciato a lavorare un po’ in negozio: “Lo facevo quasi per gioco: per me era una valvola di sfogo, passavo tanto tempo ad ascoltare storie drammatiche e angoscianti, e avevo bisogno di staccare un po’. Stare qui, circondato da tanti animali e belle persone, mi aiutava moltissimo”.

Il volontariato è una costante nella vita di Giorgio e Beppe:
“Fare qualcosa per gli altri ci fa stare bene.”

Il volontariato è una costante nella vita di Giorgio e Beppe: “Fare qualcosa per gli altri ci fa stare bene. Anche PiccoliAnimali, nel suo piccolo, organizza tante attività  benefiche: siamo molto amici dell’associazione Un furetto in famiglia e poco tempo fa, quando c’è stata l’alluvione in Sardegna, abbiamo organizzato una lotteria benefica per aiutare un canile che si trova a Villacidro, Gli amici di Susy”.

Johnny e Pink

“La nostra filosofia è semplice”, ci spiega Giorgio, “Il rapporto con i clienti viene sempre prima della vendita: ci piace l’idea che le persone del quartiere vengano qui a fare quattro chiacchiere, come si faceva una volta. Spesso i clienti ci invitano a cena, o noi invitiamo a cena loro. A volte capitano anche cose molto buffe: questi due uccelli ad esempio sono dei trovatelli che ci sono stati affidati. Johnny è un parrocchetto australiano, mentre quella gialla è Pink, ce l’ha data una nostra amica del Telefono Rosa quando ha saputo che il proprietario non voleva più tenerla. Ora è a casa”.

Nel negozio PiccoliAnimali potete trovare anche Argon (“Va a ruba perchè è molto appetibile e perchè ha la doppia proteina”, ci ha detto Beppe, e noi siamo stati molto contenti).

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ALLEVAMENTO CLEVER’S KEEP – I CANI DEVONO PARLARE TRA DI LORO

L’allevamento di cattle dog australiani Clever’s Keep si trova a San Francesco al Campo, in provincia di Torino, immerso nelle campagne e a poche decine di metri da un’enorme cascina. “Appartiene da generazioni alla famiglia di Ezio, il mio compagno”, ci spiega Francesca, la proprietaria dell’allevamento, “Allevano bovini -più di 300- e hanno anche un maneggio”.
Noi siamo seduti nel salone di un’altra cascina, in ristrutturazione, che è la sede di Clever’s Keep ma anche la casa di Francesca e di Ezio. Nel camino crepita la legna, dalla cucina arrivano profumi invitanti. “Sto preparando il pranzo”, ride Francesca, e ogni tanto la nostra chiacchierata s’interrompe perchè lei deve anche seguire la cottura. Ci sentiamo subito a casa.

“Quando andavo alle scuole medie venivo qui a fare equitazione.
Io e Ezio ci siamo conosciuti allora.”

La storia dell’allevamento Clever’s Keep è naturale come il contesto in cui è situato: “Quando andavo alle scuole medie stavo a Torino, ma venivo qui a fare equitazione”, ci racconta Francesca, “Io e Ezio ci siamo conosciuti allora: avevamo in comune la passione per i cavalli, e anche quella per i cani. Io, in particolare, ero affascinata dai cattle dog, che avevo visto per la prima volta in un documentario. E dal momento che per gestire le mucche c’era una reale necessità  di cani da pastore, nel 2010 abbiamo deciso di prendere Kira, una red heeler”. Si chiamano così perchè sono cani da mandria, e per guidare gli animali danno loro dei morsetti alle caviglie (heels).

“I cattle dog sono cani molto dinamici e hanno bisogno di padroni altrettanto dinamici.”

Dopo Kira, nella casa di Francesca e Ezio arriva anche Ken, un maschio di blue heeler. E da Kira e Ken arriva la prima cucciolata. “Abbiamo tenuto solo due cuccioli, Cooper e Happy, gli altri li abbiamo dati a persone fidate con le quali siamo ancora in contatto: i cattle dog sono cani molto dinamici ed è importante che abbiano padroni altrettanto dinamici. Per questo abbiamo scelto persone che vanno spesso in montagna e passano molto tempo in mezzo alla natura”.

I primi (in tutti i sensi) premi vinti da Cooper
all’Esposizione Internazionale di Torino del 2015.

Con Cooper, Francesca ed Ezio si avvicinano per la prima volta al mondo delle esposizioni: “Per me era una novità  assoluta. Ho seguito un corso con un’handler professionista bravissima, Roberta Semenzato, che mi ha aiutato e consigliato tantissimo. E a luglio di quest’anno ho partecipato alla prima gara, a Torino: siamo arrivati primi in ben tre sezioni. Poi siamo stati a Bergamo, Sanremo, Genova, Ivrea, anche in Croazia e Slovenia. Non avevamo mai viaggiato così tanto”, ride Francesca, che però poi si fa seria. “Ci tengo a raccontarvi come alleviamo i nostri cani”, dice.

“Il nostro metodo di allevamento è il più naturale possibile:
non teniamo i cani nella bambagia, li lasciamo liberi insieme ai loro simili.”

“Il nostro metodo di allevamento è il più naturale possibile: non teniamo i cani nella bambagia, li lasciamo liberi insieme ai loro simili. E gli facciamo fare il lavoro per cui sono stati selezionati, che per loro è quasi come un gioco: guidare le mandrie insieme a dei veri pastori. Solo così si possono avere dei cattle dog che non siano solo esemplari esteticamente belli, ma che abbiano anche il vero carattere dei cattle dog. A volte questa libertà  crea un po’ di caos, ma è fondamentale che i cani imparino a parlare tra di loro, che facciano la vita di branco. Cooper vince le gare ma di giorno lavora con le mucche, come tutti gli altri”.

Tutti i cani dell’allevamento Clever’s Keep sono nutriti con Argon.

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ALLEVAMENTO STARRY TOWN – BELLEZZA E PASSIONE

“C’è un episodio che ricordo benissimo: avevo sei anni e nella casa di una famiglia di contadini del paese dove vivevo c’era il quadro di un cavallo. All’epoca non era una cosa comune avere quadri in casa, soprattutto di animali. E rimasi colpito quando il proprietario disse che quel cavallo aveva vinto un premio per la sua bellezza”. Maurizio ci racconta con trasporto la storia che l’ha portato ad avviare e gestire, insieme alla moglie Tiziana, l’allevamento di terranova e bovari del bernese Starry Town, che nel corso di ormai trent’anni di attività  ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo.

“C’è un episodio che ricordo benissimo: avevo sei anni e nella casa
di una famiglia di contadini del paese dove vivevo c’era il quadro
di un cavallo che aveva vinto un premio per la sua bellezza.”

“Il primo cane che ho avuto era un meticcio. Avevo già  diciotto anni, erano gli anni ’70 e a un’esposizione di paese conobbi una persona che mi disse che conosceva un’altra persona, in Carnia, che aveva un terranova, un cane che da queste parti non s’era mai visto. Allora andai in Carnia, e lì lo vidi per la prima volta: a pensarci ora non era un esemplare eccezionale, però all’epoca mi parve bellissimo”.

“Il primo cane che ho avuto era un meticcio.
Avevo già  diciotto anni, erano gli anni ’70.
E iniziai subito a fare esposizioni.”

Le ricerche di Maurizio lo portarono, nel 1976, a conoscere il presidente del Club Italiano del Terranova (il club era stato fondato da pochissimo), e nell’86 a prendere il suo primo terranova. “Si chiamava Mudge. Da lì è iniziato tutto: le gare, le esposizioni, ho avuto la fortuna di avere dei cani che hanno fatto la storia dei terranova. E poi ho incontrato Tiziana…”.

La passione di Maurizio e Tiziana affiora da ogni angolo
della loro bellissima casa/allevamento.

Tiziana ride, “È vero”, dice, “Ci siamo conosciuti a una gara, abitavamo in due posti diversi”. All’inizio, spiegano Tiziana e Maurizio, “Aprire un allevamento così era una cosa un po’ da fuori di testa, perchè la maggior parte delle persone usa i cani per fare i soldi, mentre noi abbiamo usato i soldi per i cani. Ma è giusto così: per noi la passione è sempre venuta prima di tutto, quindi non potevamo che trasformarla nel nostro lavoro”.

L’allevamento nel corso di ormai trent’anni di attività  ha ricevuto
premi e riconoscimenti in tutto il mondo.

Passione: una parola che torna spesso nei discorsi di Tiziana e Maurizio, e che affiora da ogni angolo della loro bellissima casa/allevamento, immersa nelle campagne di Campolonghetto, in provincia di Udine. Prima di salutarci, vogliono mostrarci a tutti i costi qualcosa: i cuccioli “appena arrivati” di bovaro del bernese. Anche noi, vedendoli, pensiamo quello che aveva pensato Maurizio quando vide il suo primo terranova: “Sono bellissimi”.

I terranova e i bovari del bernese di Starry Town
sono nutriti con Argon (e ne siamo orgogliosi).

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RIFUGIO DEL CANE DI UDINE – “NON CHIAMIAMOLI PIÚ CANILI”

È fine luglio e al Rifugio del Cane di Udine veniamo accolti da Vera, una gentilissima volontaria che sfida il caldo per raccontarci le storie di alcuni ospiti: “Lui è Sanpietrino, si chiama così per via del colore del pelo. Qui invece c’è Tunnel: è arrivato con un trauma facciale, gli mancava mezzo palato, gli è stata fatta una plastica per ricostruirglielo e ora riesce di nuovo a masticare. Questo è Lievito: è stato trovato magrissimo, da quando è qui è come lievitato”.

Sabina, una giovane volontaria, con una delle ospiti del canile

Le parole schiette di Vera ci fanno capire che dietro questi nomi simpatici si nascondono vicende spesso drammatiche, che hanno lasciato il segno non solo nel corpo ma anche nella mente di questi cani: “C’è un’educatrice, che prima era volontaria Enpa, che collabora con noi: è una ragazza laureata in psicologia, e viene chiamata per seguire i cani che hanno problemi di comportamento. Non viene solo qui: a volte va anche a casa delle persone che hanno adottato uno dei nostri ospiti. È un aiuto che diamo gratuitamente. Non bisogna mai dimenticare il passato di questi cani, è fondamentale per capire quello che sono”.

“Abbiamo evitato la parola canile perchè fa pensare a un luogo brutto e triste:
l’idea è che le persone vengano a divertirsi al parco e lì possano anche
incontrare i nostri ospiti.”

Parlando con Elena, la responsabile del canile, scopriamo che la sezione E.N.P.A. di Udine, oltre a dare valore al passato, ha anche dei bellissimi piani per il futuro: di fronte al canile dove ci troviamo, infatti, sorgerà  il Parco Rifugio di Udine, un rifugio che sostituirà  quello attuale e che è stato progettato per ospitare anche un parco pubblico. “Vi mostro il progetto”, ci dice Elena invitandoci a seguirla nel suo ufficio; già  al primo sguardo che diamo al modello 3d, capiamo che la struttura è unica nel suo genere in Italia: un’area parco aperta a tutti che si fonde armoniosamente con gli spazi destinati ai cani.

Osservando il modello 3d, capiamo che la struttura è unica nel suo genere
in Italia: un’area parco aperta a tutti che si fonde armoniosamente
con gli spazi destinati ai cani.

“Abbiamo volutamente evitato la parola canile, perchè fa pensare a un luogo brutto e triste: l’idea è che le persone vengano a divertirsi al parco e lì possano anche incontrare i nostri ospiti. È stata un’emozione quando tutto il consiglio comunale ha votato a favore di una modifica del piano regolatore per permetterci di realizzare questo sogno”. Il sogno di Elena e di tante altre persone che amano gli animali sta già  cominciando a realizzarsi: un cartello indica l’inizio dei lavori dall’altra parte della strada.

Il sogno di Elena e di tante altre persone che amano gli animali sta già  cominciando a realizzarsi: un cartello indica l’inizio dei lavori dall’altra parte della strada.

“Quello che ci serve, ora, è il massimo supporto da parte di tutti: abbiamo lanciato una campagna di raccolta fondi online sul sito buonacausa.org e vorremmo invitare le persone di Udine, ma anche di tutto il resto d’Italia, a contribuire al progetto”. Anche noi di Argon vi invitiamo calorosamente a visitare questa pagina e dare il vostro piccolo o grande contributo.

 

Argon sostiene il rifugio E.N.P.A. di Udine con regolari donazioni di cibo.
Per conoscere, sostenere e visitare il canile: www.enpaudine.it.

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