ALLEVAMENTO STARRY TOWN – BELLEZZA E PASSIONE

“C’è un episodio che ricordo benissimo: avevo sei anni e nella casa di una famiglia di contadini del paese dove vivevo c’era il quadro di un cavallo. All’epoca non era una cosa comune avere quadri in casa, soprattutto di animali. E rimasi colpito quando il proprietario disse che quel cavallo aveva vinto un premio per la sua bellezza”. Maurizio ci racconta con trasporto la storia che l’ha portato ad avviare e gestire, insieme alla moglie Tiziana, l’allevamento di terranova e bovari del bernese Starry Town, che nel corso di ormai trent’anni di attività  ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo.

“C’è un episodio che ricordo benissimo: avevo sei anni e nella casa
di una famiglia di contadini del paese dove vivevo c’era il quadro
di un cavallo che aveva vinto un premio per la sua bellezza.”

“Il primo cane che ho avuto era un meticcio. Avevo già  diciotto anni, erano gli anni ’70 e a un’esposizione di paese conobbi una persona che mi disse che conosceva un’altra persona, in Carnia, che aveva un terranova, un cane che da queste parti non s’era mai visto. Allora andai in Carnia, e lì lo vidi per la prima volta: a pensarci ora non era un esemplare eccezionale, però all’epoca mi parve bellissimo”.

“Il primo cane che ho avuto era un meticcio.
Avevo già  diciotto anni, erano gli anni ’70.
E iniziai subito a fare esposizioni.”

Le ricerche di Maurizio lo portarono, nel 1976, a conoscere il presidente del Club Italiano del Terranova (il club era stato fondato da pochissimo), e nell’86 a prendere il suo primo terranova. “Si chiamava Mudge. Da lì è iniziato tutto: le gare, le esposizioni, ho avuto la fortuna di avere dei cani che hanno fatto la storia dei terranova. E poi ho incontrato Tiziana…”.

La passione di Maurizio e Tiziana affiora da ogni angolo
della loro bellissima casa/allevamento.

Tiziana ride, “È vero”, dice, “Ci siamo conosciuti a una gara, abitavamo in due posti diversi”. All’inizio, spiegano Tiziana e Maurizio, “Aprire un allevamento così era una cosa un po’ da fuori di testa, perchè la maggior parte delle persone usa i cani per fare i soldi, mentre noi abbiamo usato i soldi per i cani. Ma è giusto così: per noi la passione è sempre venuta prima di tutto, quindi non potevamo che trasformarla nel nostro lavoro”.

L’allevamento nel corso di ormai trent’anni di attività  ha ricevuto
premi e riconoscimenti in tutto il mondo.

Passione: una parola che torna spesso nei discorsi di Tiziana e Maurizio, e che affiora da ogni angolo della loro bellissima casa/allevamento, immersa nelle campagne di Campolonghetto, in provincia di Udine. Prima di salutarci, vogliono mostrarci a tutti i costi qualcosa: i cuccioli “appena arrivati” di bovaro del bernese. Anche noi, vedendoli, pensiamo quello che aveva pensato Maurizio quando vide il suo primo terranova: “Sono bellissimi”.

I terranova e i bovari del bernese di Starry Town
sono nutriti con Argon (e ne siamo orgogliosi).

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RIFUGIO DEL CANE DI UDINE – “NON CHIAMIAMOLI PIÚ CANILI”

È fine luglio e al Rifugio del Cane di Udine veniamo accolti da Vera, una gentilissima volontaria che sfida il caldo per raccontarci le storie di alcuni ospiti: “Lui è Sanpietrino, si chiama così per via del colore del pelo. Qui invece c’è Tunnel: è arrivato con un trauma facciale, gli mancava mezzo palato, gli è stata fatta una plastica per ricostruirglielo e ora riesce di nuovo a masticare. Questo è Lievito: è stato trovato magrissimo, da quando è qui è come lievitato”.

Sabina, una giovane volontaria, con una delle ospiti del canile

Le parole schiette di Vera ci fanno capire che dietro questi nomi simpatici si nascondono vicende spesso drammatiche, che hanno lasciato il segno non solo nel corpo ma anche nella mente di questi cani: “C’è un’educatrice, che prima era volontaria Enpa, che collabora con noi: è una ragazza laureata in psicologia, e viene chiamata per seguire i cani che hanno problemi di comportamento. Non viene solo qui: a volte va anche a casa delle persone che hanno adottato uno dei nostri ospiti. È un aiuto che diamo gratuitamente. Non bisogna mai dimenticare il passato di questi cani, è fondamentale per capire quello che sono”.

“Abbiamo evitato la parola canile perchè fa pensare a un luogo brutto e triste:
l’idea è che le persone vengano a divertirsi al parco e lì possano anche
incontrare i nostri ospiti.”

Parlando con Elena, la responsabile del canile, scopriamo che la sezione E.N.P.A. di Udine, oltre a dare valore al passato, ha anche dei bellissimi piani per il futuro: di fronte al canile dove ci troviamo, infatti, sorgerà  il Parco Rifugio di Udine, un rifugio che sostituirà  quello attuale e che è stato progettato per ospitare anche un parco pubblico. “Vi mostro il progetto”, ci dice Elena invitandoci a seguirla nel suo ufficio; già  al primo sguardo che diamo al modello 3d, capiamo che la struttura è unica nel suo genere in Italia: un’area parco aperta a tutti che si fonde armoniosamente con gli spazi destinati ai cani.

Osservando il modello 3d, capiamo che la struttura è unica nel suo genere
in Italia: un’area parco aperta a tutti che si fonde armoniosamente
con gli spazi destinati ai cani.

“Abbiamo volutamente evitato la parola canile, perchè fa pensare a un luogo brutto e triste: l’idea è che le persone vengano a divertirsi al parco e lì possano anche incontrare i nostri ospiti. È stata un’emozione quando tutto il consiglio comunale ha votato a favore di una modifica del piano regolatore per permetterci di realizzare questo sogno”. Il sogno di Elena e di tante altre persone che amano gli animali sta già  cominciando a realizzarsi: un cartello indica l’inizio dei lavori dall’altra parte della strada.

Il sogno di Elena e di tante altre persone che amano gli animali sta già  cominciando a realizzarsi: un cartello indica l’inizio dei lavori dall’altra parte della strada.

“Quello che ci serve, ora, è il massimo supporto da parte di tutti: abbiamo lanciato una campagna di raccolta fondi online sul sito buonacausa.org e vorremmo invitare le persone di Udine, ma anche di tutto il resto d’Italia, a contribuire al progetto”. Anche noi di Argon vi invitiamo calorosamente a visitare questa pagina e dare il vostro piccolo o grande contributo.

 

Argon sostiene il rifugio E.N.P.A. di Udine con regolari donazioni di cibo.
Per conoscere, sostenere e visitare il canile: www.enpaudine.it.

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SCUOLA NAZIONALE CANI GUIDA PER CIECHI – UN’ISTITUZIONE UNICA AL MONDO

“Fin dal medioevo esistono immagini iconografiche che rappresentano persone cieche accompagnate da cani”, ci racconta Massimo Baragli, uno dei responsabili tecnici della Scuola nazionale cani guida per ciechi. La scuola è una delle poche istituzioni dedicate all’addestramento di cani guida interamente pubbliche del mondo, finanziata dalla Regione Toscana.

“Questa statua non è dedicata a un cane in particolare: è un omaggio a tutti i cani guida, che ogni giorno aiutano e accompagnano migliaia di persone non vedenti.”

I primi tre cani, Weminne, Edda e Iris, furono assegnati il 25 settembre 1929: “Esistevano già  teorie sull’istruzione metodica dei cani come guide, ma poco era stato fatto nella pratica. Dopo la prima guerra mondiale però le cose cambiarono: i reduci ciechi, anche a causa dell’uso dei gas, furono tantissimi”.

“Anche i non vedenti devono seguire un corso per imparare ad essere guidati:
li ospitiamo qui per due settimane.”

Passeggiamo con Massimo per i corridoi e le sale della scuola, che si trova a Scandicci, a pochi chilometri da Firenze: “I cani seguono un percorso d’addestramento poi vengono affidati a una rete di circa sessanta famiglie che collaborano con noi, per abituarsi alle persone e alla guida nell’ambiente esterno. Ma non sono solo loro a dover essere addestrati”, ci spiega Massimo, “Anche i non vedenti devono seguire un corso per imparare ad essere guidati. Li ospitiamo qui per due settimane: gli insegnamo a usare il bastone, e soprattutto a instaurare una relazione, a creare un feeling con il proprio cane. Camminare con lui non serve solo a sentirsi sicuri ma è anche utile per stringere rapporti sociali, per questo nel tempo si è passati dall’uso del pastore tedesco al labrador e al golden retriever, cani estremamente socievoli e che ispirano simpatia”.

Nel giardino della scuola, ci imbattiamo in una lunghissima panchina.
“È il luogo in cui i non vedenti, provenienti da tutta Italia,
incontrano per la prima volta i loro cani guida.”

A un certo punto, nel giardino della scuola, ci imbattiamo in una lunghissima panchina. Chiediamo a cosa serve. “È il luogo in cui i non vedenti, provenienti da tutta Italia, incontrano per la prima volta i loro cani guida. L’incontro è un momento speciale, e a volte davvero commovente”.
L’istituto ospita anche un bellissimo archivio fotografico: tante persone sono passate di qui negli ultimi novant’anni, e riviviamo alcune delle loro storie attraverso le parole di Massimo.

L’istituto ospita anche un bellissimo archivio fotografico: tante persone
sono passate di qui negli ultimi novant’anni, ciascuna con la sua storia.

Ce ne rimane impressa una, straordinaria: “Uno dei nostri «clienti» era un signore che lavorava in un centralino. Il suo cane guida si annoiava a passare lì tutta la giornata, così dopo averlo accompagnato al centralino tornava a casa. Quando aveva finito di lavorare il signore faceva suonare il telefono della sua abitazione: e il cane, sentendo gli squilli, capiva che era arrivato il momento di andare a prenderlo”. Crediamo che questa storia racconti benissimo quanto può diventare profondo il rapporto tra una persona e il suo fedele amico.

Cipria, 14 anni, è uno dei cani “pensionati” della Scuola nazionale cani guida per ciechi: “La scuola è proprietaria di tutti i cani, in questo modo possiamo seguirli e riprenderli con noi in caso di bisogno.”

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