SCUOLA CINOFILA “I SEGUGI” – LA PASSIONE È GIOVANE

“Io ho studiato biologia, volevo fare l’etologa, ma l’ambiente era molto chiuso”, ci racconta Ilaria Gaffuri, titolare della scuola cinofila I segugi di Oggiono (Lecco). È un pomeriggio di luglio, siamo seduti in una casetta di legno di fianco al campo di agility della scuola. Mr. Grey e Oaks, il greyster e la malinois di Ilaria, si rincorrono nel prato e ogni tanto scavalcano la recinzione che li separa dal nostro tavolo. Ilaria ride e cerca di rimandarli al loro posto. “Dopo la laurea per qualche anno ho lavorato con delle multinazionali ma mi faceva schifo quello che facevo. Poi nel 2006 ho preso Melman, la mia beagle. Se sono arrivata dove sono arrivata è stato merito suo: con lei ho iniziato a fare corsi da istruttore cinofilo e di agility. Abbiamo vinto tantissimi premi, e soprattutto ho capito che quella era la mia strada”.

“Melman ora ha dieci anni: non la faccio più partecipare alle gare.
Se sono arrivata dove sono arrivata è grazie a lei.”

“Il passo più grande è stato quello dell’apertura della scuola. Nel 2010, dopo un sacco di ricerche, ho scoperto che un amico aveva questo terreno. L’ho affittato, all’inizio non c’era niente, pian piano abbiamo costruito le staccionate, i percorsi, questa casetta di legno, abbiamo portato l’elettricità. Gli ultimi lavori risalgono a febbraio di quest’anno: devo ringraziare tantissimo Rinaldo Marioli dell’Associazione Italiana Mushers e il mio amico Alessio, senza di loro non ce l’avrei mica fatta”.
Nel frattempo, Ilaria segue l’avvio della scuola, che all’inizio offriva corsi di educazione di base e agility (“Col tempo si sono aggiunti anche canicross, bikejoring e preparazione alle esposizioni, in collaborazione con Rinaldo Marioli”).

“All’inizio su questo terreno non c’era niente, pian piano abbiamo costruito le staccionate, i percorsi, abbiamo portato l’elettricità.”

“Non è stato facile avviare questa attività: per costruire la clientela ci sono voluti anni. Nel frattempo facevo anche altri lavori, per esempio la dogsitter. C’è anche da dire che io non ho un carattere facile, sono una gran rompiscatole. Molte persone dopo le prime lezioni lasciano perdere perché capiscono che devono davvero lavorare per riuscire a ottenere dei risultati. Ma chi va avanti spesso arriva ad avere grandi soddisfazioni”. Ilaria ci racconta di Benedetta, Marco, Sara, Michela, alcuni suoi clienti (che poi “Sono anche amici”) che partecipano a gare di agility in Italia e persino in Europa. Nella categoria “juniores”: “Sì, sono tutti ragazzi. Mi piace molto lavorare con persone giovani, hanno una passione che spesso gli adulti non hanno”.
Il metodo utilizzato da Ilaria è il cosiddetto “metodo gentile”: “Si chiama così perché è il contrario del «metodo coercitivo», che per fortuna oggi usano in pochi. Il cane viene premiato quando «fa le cose giuste» e non viene punito quando fa quelle sbagliate. Anche perché lo scopo dell’educazione è quello di creare il giusto rapporto tra il padrone e il suo amico a quattro zampe, e che rapporto è un rapporto basato sulla paura?”

Wanda e Athos, un alaskan malamuth di 7 mesi, durante una lezione.
“Lo scopo dell’educazione è quello di creare il giusto rapporto tra il padrone e il suo amico a quattro zampe, e che rapporto è un rapporto basato sulla paura?”.

Ilaria non è solo un’addestratrice, ma anche un’atleta che partecipa a gare in tutto il mondo. I suoi compagni di allenamento sono i suoi cani: oltre a Melman (“che ora ha dieci anni ed è «in pensione»”) ci sono Oaks e l’ultimo arrivato, Mr. Grey. “La storia di Mr. Grey è molto interessante”, ci spiega Ilaria, “È il primo greyster di Lena [Lena Boysen Hillestad, allevatrice e atleta norvegese “di culto”] che viene in Italia. Per averlo ho dovuto corteggiare Lena per mesi, mandandole messaggi e email. È un cane molto buffo, si comporta come un matto, ma quando deve correre diventa un altro: si vede che ha lo scatto nel dna”. Mentre racconta di Mr. Grey in Ilaria si accende un comprensibile orgoglio. E anche in noi di Argon, perché Mr. Grey e Oaks sono nutriti con il nostro Argon Grain Free, con cui Ilaria ci dice che si trova benissimo. “Mr. Grey è un cane forte ma anche molto delicato a livello intestinale. Solo con Argon Grain Free il suo metabolismo funziona bene, e in più non ha nessun problema di dermatiti perché la ricetta è senza cereali. Anche se ovviamente per un cane così attivo non bastano le crocchette, devo integrare con 400 grammi di carne fresca al giorno!”.

Ilaria non è solo un’addestratrice, ma anche un’atleta che partecipa a gare in tutto il mondo.

Tutti i cani di Ilaria Gaffuri sono nutriti con Argon.
Per chi desidera “conoscere virtualmente” la scuola cinofila “I segugi”: www.scuolacinofilaisegugi.it.

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PARCO RIFUGIO LA CUCCIA E IL NIDO – AMARE GLI ANIMALI A 360°

“La Romina era un punto di riferimento in paese, la chiamavano sempre quando c’erano animali da soccorrere”, ci racconta Fioretta Poli, mamma di Romina e responsabile del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido di Calvatone (Cremona). “Pensate che un ultimo dell’anno qualcuno aveva investito un gatto davanti a un locale, tutti quelli che passavano lo ignoravano, un’amica della Romina l’ha visto e l’ha chiamata: Romina ha passato tutta la notte del 31 con lui in una clinica aperta 24 ore. Il gatto s’è salvato. All’epoca la Romina aveva vent’anni e ricordo che aveva detto È stato il più bell’ultimo dell’anno di sempre”.

“Le tombe sono tutte uguali perché non volevamo
che ce ne fossero di più o meno belle.”

Potrebbe bastare questo aneddoto per capire qual è il DNA del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido, un centro polifunzionale unico in Italia che riunisce molte realtà dedicate alla cura e all’amore per gli animali: un canile sanitario, una pensione per cani e gatti, un gattile, una clinica veterinaria, un rifugio per cani, un centro per il recupero di animali selvatici (volpi, caprioli, uccelli…) e persino un cimitero per animali domestici. Insieme a Fioretta attraversiamo il ponticello che porta all’area dove sono allineate le piccole tombe (“Sono tutte uguali per scelta, non volevamo che ce ne fossero di più o meno belle”). Su ciascuna è montata una girandola-arcobaleno: oggi c’è un po’ di vento e le girandole si muovono, come vive. “È proprio questo il motivo per cui le abbiamo messe: rappresentano le anime dei nostri piccoli amici”.

Asia, una delle ospiti del gattile del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido

“Da noi non ci sono animali in gabbia. Anche i mici hanno il loro spazio, riscaldato, e uno spazio verde a disposizione: possono uscire quando vogliono. E non c’è nessuna differenza tra gli spazi della pensione e quelli del gattile”, ci spiega Fioretta mentre entriamo nell’area del Parco Rifugio dedicata ai gatti. Lì conosciamo Goffredo, che ci segue curioso (“Si chiama così perché l’abbiamo trovato incidentato a Castel Goffredo nel 2012, è un gatto molto socievole”), Macchia, un gattino nero “che purtroppo ha il FIV, l’HIV dei felini: per questo si ammala facilmente e deve essere tenuto costantemente sotto controllo”, Asia e Selvaggia, anche loro malate (“non di FIV ma di FELV, la leucemia felina: è molto diffusa tra i randagi”), e poi, in un’altra sezione del gattile, Fumé e Mercuzio, che non è malato ma porta sulla pelle i segni di mille lotte (“Le ha passate tutte”, racconta Fioretta).

Namira è stata salvata e adottata dall’associazione San Bernardo Rescue

“Non siamo mai chiusi: sono anni che non facciamo un giorno di ferie, lavoriamo anche a Pasqua e a Natale”, ci confessa Fioretta dopo averci raccontato delle altre tantissime iniziative ospitate dal Parco Rifugio (dall’associazione San Bernardo Rescue per la difesa dei San Bernardo all’apertura della nuova toeletta “self service” alle attività con le scuole e i disabili). Quando Romina ci raggiunge (arriva proprio da una lezione di “educazione cinofila” in una classe elementare) capiamo che l’iperattività è una caratteristica della famiglia, proprio come l’amore per gli animali.
“Questo posto per noi è un grande impegno: ci sono dietro tantissimo lavoro, contatti, manodopera, non ci fermiamo mai”, ci dice sorridendo mentre le rubiamo qualche minuto per una foto insieme a Namira, una San Bernardo salvata dall’associazione San Bernardo Rescue.

“Dafne è la piccola mascotte del parco: l’ho adottata nel 2012.”

“Lei è la piccola mascotte del Parco Rifugio”, ci dice scherzando Fioretta prendendo in braccio la sua cagnolina, Dafne, che ci ha corso intorno per tutta la nostra visita: “Era stata abbandonata in garage dal padrone, l’ho adottata io nel 2012: quando vengono qui i bambini guai con la Dafne, alcuni vengono apposta la domenica!”.
Prima di andarcene, Fioretta ci raccomanda un’ultima cosa: “Nel vostro articolo riportate la frase che si trova all’entrata del Parco Rifugio. Ci teniamo molto”. Eccola: “Gli animali non sono esseri inferiori, sono altre nazioni, intrappolati insieme a noi nella rete della vita e del tempo”. Grazie per aver visitato il parco.

Argon sostiene il Parco Rifugio La Cuccia e il Nido con regolari donazioni di cibo.
Per saperne di più: www.lacucciaeilnido.com.

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I VOLONTARI DELL’ARCA DI NOÈ – AIUTARE GLI ANIMALI DAL BASSO

A Piacenza incontriamo Vesna e Mariagrazia, due volontarie dell’Arca di Noè Onlus, un’associazione nata dal basso e totalmente autofinanziata.
L’Arca di Noè da anni si occupa della cura e della salvaguardia degli animali di tutte le specie, in particolare di quelli provenienti da aree in cui le tutele sono poche o inesistenti. “In questo momento il nostro gruppo di volontari gestisce 17 cani e 20 gatti: molti di loro arrivano dal sud, soprattutto da Napoli, o da altri paesi come la Spagna o la Macedonia. Nell’est Europa i randagi spesso vengono uccisi, ma anche là ci sono volontari che «lottano contro i muri» per salvarli”.

“Zara arriva da Napoli, è vivacissima proprio come le persone di quella città.
Ma viveva in un canile affollatissimo dove non aveva spazio né visibilità.”

Vesna è macedone ma vive da 23 anni in Italia. A Piacenza è un punto di riferimento per molte persone che vogliono aiutare animali in difficoltà. “Collaboro da sempre con tante associazioni. Non so esattamente da dove è nata questa sensibilità, ce l’avevo già da piccola, chissà, si vede che è nel mio dna”, ci racconta con un po’ di imbarazzo. Piuttosto che di sé preferisce parlare del luogo dove ci ha condotto, un appezzamento di terreno ai confini della città trasformato nel tempo, con l’aiuto di tanti volontari (“Mio cugino Vane ha costruito tutte queste case di legno e montato le reti, il suo aiuto è stato fondamentale”), in un piccolo rifugio per cani autogestito.

“Mio cugino Vane ama i piccioni viaggiatori,
così ha costruito una casetta in legno anche per loro.”

“Questo spazio l’ho affittato io di tasca mia, ospita cinque cani. Ognuno di loro ha una casetta e può scorrazzare libero nello spazio. Tre volte al giorno vengono dei volontari a portarli a passeggiare fuori. Insomma, li trattiamo come se fossero nostri, e intanto cerchiamo persone che li adottino attraverso la nostra pagina Facebook, le tante iniziative che organizziamo e gli annunci su un giornale locale che si chiama Libertà”.
Una delle casette di legno ospita anche una colonia di piccioni viaggiatori. “Quando si parla di salvaguardia degli animali non ci poniamo limiti. Siamo un’associazione animalista e facciamo anche azioni simboliche: ad esempio a Pasqua abbiamo salvato dieci agnelli pagando noi per non farli andare al macello. Sono cose piccole, gocce nel mare, ma per noi è importante anche far riflettere, aiutare a costruire una sensibilità su queste cose. Soprattutto in paesi dove non c’è ancora”.

Hillary arriva dalla Macedonia: “Nell’est Europa i randagi spesso vengono uccisi,
ma anche là ci sono volontari che «lottano contro i muri» per salvarli.”

Vesna e Mariagrazia ci fanno conoscere alcuni dei cani ospiti del rifugio: Flo, un meticcio labrador, arriva da un canile di Latina (“Ha passato la vita in un box, qui almeno ha tanto spazio e qualcuno che cerca una famiglia per lui”); Zara (“Viene da Napoli, è vivacissima proprio come le persone di quella città. Solo che viveva in un canile affollatissimo dove non aveva spazio né visibilità”); Laika, arrivata dalla Macedonia grazie all’aiuto di alcuni volontari del posto (“Sono stati loro a darle il nome della cagnetta mandata nello spazio dai russi”); Hillary, anche lei arrivata dalla Macedonia come Laika; e Cicco, che oggi non è in rifugio perché sta facendo fisioterapia (“Le cure le paghiamo tutte noi attraverso le raccolte fondi”).

“Questo spazio l’ho affittato di tasca mia.
Era tutto un cespuglio: ora è un rifugio che ospita cinque cani.”

“A volte le persone si approfittano un po’ della bontà e disponibilità dei volontari”, ci confessa Vesna raccontandoci la storia di Sheila, una shitzu di 12 anni dall’aria un po’ triste che la segue ovunque. “I suoi padroni mi hanno detto che non ce la facevano più a tenerla, allora cosa dovevo fare? L’ho presa con me. Ma forse se non ci fossi stata io avrebbero fatto qualche sacrificio in più per non abbandonarla”.

Anche Argon ha contribuito con una donazione di cibo alle attività di Vesna, Mariagrazia e di altri volontari dell’Arca di Noè.
Per diventare amici dell’associazione: Arca di Noè Piacenza.

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