AMBULATORIO VETERINARIO ORSA MINORE – UNA BATTAGLIA QUOTIDIANA PER GLI ANIMALI

“Come credo capiti a molti, questo mestiere lo volevo fare fin da piccola”, ci racconta Elisabetta Borsato dell’Ambulatorio Veterinario Orsa Minore di Torreglia, in provincia di Padova, “anche perché mia mamma ha sempre ospitato e curato gattini e uccellini, e questa cosa m’è stata trasmessa. Poi il lavoro è sempre diverso dal sogno e dall’immagine che hai: oggi quello del veterinario è un mestiere duro, che fai solo se hai passione, di sicuro non per i soldi”. Elisabetta ci racconta le domeniche passate a rispondere a telefonate e fare visite d’urgenza: “A volte sembra che non esista altro nella vita al di fuori del lavoro. Però il rapporto che hai con gli animali, e la soddisfazione di fare qualcosa per loro, sono impagabili”.

Il regalo di una cliente a Elisabetta: “Il rapporto che hai con gli animali, e la soddisfazione di fare qualcosa per loro, sono impagabili”

Mentre chiacchieriamo, il discorso devia spesso su altri argomenti. Capiamo subito che l’entusiasmo di Elisabetta non si esaurisce nel suo lavoro, ma oltre a quella per la salute di cani e gatti abbraccia anche altri tipi di “battaglie”, come quella contro il crematorio voluto dal Comune (“Abbiamo raccolto moltissime firme e ora il Comune ritirerà la delibera”) o l’allevamento intensivo (“Io sono vegetariana, ma non sono un’animalista estrema: guardo le cose con equilibrio e realismo. Certi risultati si raggiungono nel tempo, creando giorno per giorno una cultura del rispetto degli animali”).

“Certi risultati si raggiungono nel tempo, creando giorno per giorno una cultura del rispetto degli animali.”

Elisabetta ha vent’anni di esperienza come veterinaria, e siamo curiosi di conoscere il suo parere sul mondo dell’alimentazione per animali. “In generale secondo il mio punto di vista le allergie sono in aumento, sia tra gli animali che tra gli umani. La causa principale è l’inquinamento, sia dell’aria, che dell’acqua, che degli alimenti che mangiamo, in particolare la carne di pollo, dal momento che spesso i polli che vengono allevati con il metodo intensivo sono nutriti con «mangimi medicati». I primi mangimi che si danno ai cuccioli sono quasi sempre a base di pollo, e il risultato è che l’animale si sensibilizza”.

“Secondo il mio punto di vista le allergie sono in aumento, sia tra gli animali che tra gli umani. La causa principale è l’inquinamento”

“Anche i cereali”, ci spiega Elisabetta, “hanno spesso il problema delle aflatossine, che si possono sviluppare in fase di lavorazione e conservazione. Le multinazionali spesso fanno arrivare i cereali dall’est Europa, e non fanno sufficienti controlli per evitare la presenza di queste muffe. La soluzione secondo me è affidarsi a piccole aziende italiane di qualità, perché controllano con più facilità i loro prodotti, e poi sono vicine e se c’è un problema è facile contattarle”. Elisabetta ci racconta di una sua cliente di Selvazzano che, dopo aver provato diverse marche di crocchette (anche di tipo premium), ha dato ai suoi cani alcuni prodotti della nostra linea Grain Free. “Soffrivano di intolleranze e il mantello era opaco, ora invece mi dice che i suoi cani stanno benissimo. Certo non vuol dire che il Grain Free sia adatto per tutti i cani, ma per quelli che hanno problemi con i cereali è una soluzione. Argon è un’azienda giovane, prima che questa cliente me ne parlasse non la conoscevo, ma vista la qualità dei prodotti mi sento assolutamente di consigliarla”.

Teo, un “piccolo cliente” di Elisabetta

Scoprite le altre storie Argon qui.

ANGELI DI BEA – UNO YORKIE TIRA L’ALTRO

“A nove anni, durante una passeggiata nel centro di Padova, ho visto per la prima volta uno yorkie”, ci racconta Beatrice, titolare dell’allevamento di yorkshire terrier Angeli di Bea, che si trova a Tencarola, in provincia di Padova. “Aveva il pelo lungo, era bello. Avevo chiesto a mia mamma se potevo averne uno anch’io, ma costavano troppo, così mi aveva preso un bastardino a pelo lungo. Ero stata contentissima lo stesso. Il mio primo «vero yorkie» l’ho preso poi a sedici anni: si chiamava Toby. L’ho goduto fino alla vecchiaia. Dopo che è morto ho iniziato a lavorare. Ero fuori casa dalla mattina alla sera, e non potevo più gestire un cane”.

“A nove anni, durante una passeggiata nel centro di Padova,
ho visto per la prima volta uno yorkie.”

“Per un periodo ho vissuto da sola poi ho deciso di tornare nella casa della mia famiglia e, dieci anni fa, ho preso Charlie. È lo yorkie più vecchio che ho”. Gli yorkshire maschi, ci spiega Beatrice, non sopportano la distanza dal padrone. “Quando di giorno uscivo per lavorare dormiva e rifiutava il cibo, allora gli ho preso una compagna, Milou. Insieme hanno fatto quattro cuccioli, che ho tenuto. Ho iniziato a fare allevamento solo sei anni fa, anche perché all’epoca a Padova era difficile trovare degli yorkshire, bisognava andare a Milano o a Bergamo”.

“Ho iniziato a fare allevamento sei anni fa, all’epoca per trovare degli yorkshire
bisognava andare a Milano o a Bergamo.”

Mentre Beatrice ci racconta la sua storia, tre cuccioli di yorkshire le saltellano intorno: si chiamano Mirage, Zucchero Filato e Poesia. “L’allevamento è al piano di sopra della casa, tutta la mia famiglia vive qui. Abbiamo ventidue cani. Quindici sono miei, ma ho preso anche cani di altri, per esempio uno shih tzu e altri yorkie che magari i padroni hanno scartato per qualche motivo. Io non riuscirei mai a «scartare» uno dei miei cuccioli! Anzi: per me gli yorkie sono come le patatine, uno tira l’altro”, scherza Bea.

“Preparare uno yorkshire per un’esposizione è un’operazione molto lunga e complessa.”

L’allevamento Angeli di Bea è piccolo ma iscritto all’E.N.C.I. (Ente Nazionale Cinofilia Italiana): “Quello che faccio lo faccio per passione. Non facciamo mai più di tre-quattro cucciolate l’anno, e molti cuccioli li tengo io. Anche se ogni tanto capisco che devo un po’ fermarmi”. Chiediamo a Beatrice come passa le sue giornate circondata da tutti questi cagnolini, che sono liberi di girare per la casa e, quando il clima lo permette, anche fuori in giardino: “La mattina mi sveglio e pulisco i tappetini, sistemo le cucce, dò loro il cibo, faccio toelettatura. Gli yorkie con il ciuffo vanno puliti tutte le mattine. E poi ci sono le preparazioni per le esposizioni, che sono molto lunghe e complesse”.

Dominica Dancing Grand Show

Tutti gli yorkshire di Beatrice sono nutriti con Argon Grain Free: “Ho conosciuto i vostri prodotti a un’esposizione”, ci spiega, “La ditta era vicina, così sono andato a bussare direttamente alla porta. Mi trovo benissimo, soprattutto con la linea Grain Free. Di solito con il cambio di crocchette i cani avevano problemi di intestino, invece con Argon no. E poi il loro pelo ora è bello lucido”, ci dice, mentre accarezza Dominica Dancing Grand Show (“L”hanno chiamata così gli allevatori, arriva dalla Russia, è figlia di due campioni”).
Durante la nostra permanenza nell’allevamento-casa di Bea ci stupiamo di come il carattere di tutti i suoi yorkshire sia ottimo. “Hanno la fama di cani un po’ isterici, ma in realtà non è affatto così”, ci spiega Beatrice, “Il problema è che negli anni ’80, in cui ci fu il boom degli yorkshire, molti accoppiamenti furono fatti senza considerare il carattere. L’isteria, insomma, era quella degli umani, non la loro”.

Tutti gli yorkshire dell’allevamento Angeli di Bea sono nutriti con Argon Grain Free.

Scoprite le altre storie Argon qui.

ANIMAL’S EMERGENCY – UN’ASSOCIAZIONE PIENA DI ENERGIE

Orazio, uno dei volontari dell’associazione Animal’s Emergency, ci accoglie con un sorriso nel suo ufficio, nel canile di Trezzano sul Naviglio. “L’associazione è nata nel 2003, come frutto delle esperienze di difesa dei diritti degli animali del nostro presidente, Nino Ussia, e di altre quattro persone. Mia moglie Michela ne fa parte dal primo giorno. Io mi sono unito a lei quando sono andato in pensione, dopo che m’ha detto la classica frase «Vieni a dare una mano»”. Michela ride. “La passione per gli animali”, racconta, “ce l’abbiamo entrambi da sempre. Orazio ha animali fin da quando aveva 7 anni. Nel ’72 abbiamo preso il nostro primo cane, Russ, un pastore tedesco, tra l’altro bellissimo. L’ultimo cane, meticcio, è morto quattro anni fa, si chiamava Bobo. È grazie a lui se sono entrata nell’associazione, iniziando a fare banchetti e gestire le adozioni”.

“Sto seguendo un percorso educativo che mi sta permettendo di migliorare
alcuni aspetti del mio carattere”, è scritto su un cartello appeso
fuori dallo spazio di Bud.

Il canile di Trezzano ha riaperto nel maggio del 2012, dopo un anno di chiusura, proprio grazie all’intervento dell’associazione, che lo ha rilevato e rimesso in funzione. Orazio e Michela ci guidano nella visita: “Per i cani ci sono due corridoi, un «corridoio rifugio», dove ospitiamo i cani provenienti dai comuni con cui abbiamo convenzioni, e un «corridoio associazioni», per quelli trovati da altre associazioni o portati qui da persone che non possono permettersi, per problematiche serie, di tenerli”. Oltre a tre aree di sgambamento, il canile ha anche un’area dedicata all’agility-mobility e collabora con veterinari comportamentalisti ed educatori che si occupano anche della salute psicologica degli animali.

“Questa diventerà una piscina: servirà per l’attività fisica e l’aqua therapy dei nostri ospiti.”

Orazio ci tiene a presentarci Bud, un incrocio tra molosso e pastore tedesco di 4 anni: “Sto seguendo un percorso educativo che mi sta permettendo di migliorare alcuni aspetti del mio carattere. Sto imparando a conoscere il mondo, a gestire le mie emozioni, a capire cosa è la calma e ad instaurare relazioni con le persone delle quali posso fidarmi”, è scritto su un cartello appeso fuori dal suo spazio.
A lato del canile, vediamo un’area in costruzione. “Questa diventerà una piscina”, ci dice Orazio, “Servirà per l’attività fisica e l’aqua therapy dei nostri ospiti”. I progetti in cantiere, qui al canile di Trezzano, sono tanti: non solo la piscina, ma anche una sala operatoria (“Si troverà nell’ufficio dove ci siamo incontrati”) che sarà attiva full-time, 24 ore su 24.

“Mia moglie Michela è la memoria storica dell’associazione. Lavora con Animal’s Emergency dal primo giorno.”

Animal’s Emergency è un’associazione completamente autofinanziata: “Facciamo banchetti, eventi, e raccogliamo donazioni anche col 5 per mille. Siamo aperti ad ogni idea per finanziare i nostri progetti: ad esempio gli abitanti della zona ci aiutano raccogliendo tappi di plastica, che rivendiamo alle riciclerie. In più, pubblichiamo una rivista, «Il Corriere dei Cuccioli», per fare informazione e anche per trovare nuove famiglie per i nostri ospiti. L’anno scorso abbiamo gestito ben 39 adozioni, e tutte belle: per una struttura come la nostra, è un bel vanto”.
Chiudiamo la visita con un breve giro in altre due aree della struttura: quella dedicata ai gatti e quella dedicata agli animali esotici. Lì conosciamo un bellissimo coniglietto di nome Anacleto. Qualche giorno fa, il 28 agosto, abbiamo scoperto che ha trovato casa.

Anacleto

Anche Argon sostiene il canile di Trezzano sul Naviglio con donazioni di cibo.
Per chi desidera “conoscere virtualmente” il canile: www.animalsemergency.com, pagina Facebook “Animal’s Emergency”.

Scoprite le altre storie Argon qui.

SCUOLA CINOFILA “I SEGUGI” – LA PASSIONE È GIOVANE

“Io ho studiato biologia, volevo fare l’etologa, ma l’ambiente era molto chiuso”, ci racconta Ilaria Gaffuri, titolare della scuola cinofila I segugi di Oggiono (Lecco). È un pomeriggio di luglio, siamo seduti in una casetta di legno di fianco al campo di agility della scuola. Mr. Grey e Oaks, il greyster e la malinois di Ilaria, si rincorrono nel prato e ogni tanto scavalcano la recinzione che li separa dal nostro tavolo. Ilaria ride e cerca di rimandarli al loro posto. “Dopo la laurea per qualche anno ho lavorato con delle multinazionali ma mi faceva schifo quello che facevo. Poi nel 2006 ho preso Melman, la mia beagle. Se sono arrivata dove sono arrivata è stato merito suo: con lei ho iniziato a fare corsi da istruttore cinofilo e di agility. Abbiamo vinto tantissimi premi, e soprattutto ho capito che quella era la mia strada”.

“Melman ora ha dieci anni: non la faccio più partecipare alle gare.
Se sono arrivata dove sono arrivata è grazie a lei.”

“Il passo più grande è stato quello dell’apertura della scuola. Nel 2010, dopo un sacco di ricerche, ho scoperto che un amico aveva questo terreno. L’ho affittato, all’inizio non c’era niente, pian piano abbiamo costruito le staccionate, i percorsi, questa casetta di legno, abbiamo portato l’elettricità. Gli ultimi lavori risalgono a febbraio di quest’anno: devo ringraziare tantissimo Rinaldo Marioli dell’Associazione Italiana Mushers e il mio amico Alessio, senza di loro non ce l’avrei mica fatta”.
Nel frattempo, Ilaria segue l’avvio della scuola, che all’inizio offriva corsi di educazione di base e agility (“Col tempo si sono aggiunti anche canicross, bikejoring e preparazione alle esposizioni, in collaborazione con Rinaldo Marioli”).

“All’inizio su questo terreno non c’era niente, pian piano abbiamo costruito le staccionate, i percorsi, abbiamo portato l’elettricità.”

“Non è stato facile avviare questa attività: per costruire la clientela ci sono voluti anni. Nel frattempo facevo anche altri lavori, per esempio la dogsitter. C’è anche da dire che io non ho un carattere facile, sono una gran rompiscatole. Molte persone dopo le prime lezioni lasciano perdere perché capiscono che devono davvero lavorare per riuscire a ottenere dei risultati. Ma chi va avanti spesso arriva ad avere grandi soddisfazioni”. Ilaria ci racconta di Benedetta, Marco, Sara, Michela, alcuni suoi clienti (che poi “Sono anche amici”) che partecipano a gare di agility in Italia e persino in Europa. Nella categoria “juniores”: “Sì, sono tutti ragazzi. Mi piace molto lavorare con persone giovani, hanno una passione che spesso gli adulti non hanno”.
Il metodo utilizzato da Ilaria è il cosiddetto “metodo gentile”: “Si chiama così perché è il contrario del «metodo coercitivo», che per fortuna oggi usano in pochi. Il cane viene premiato quando «fa le cose giuste» e non viene punito quando fa quelle sbagliate. Anche perché lo scopo dell’educazione è quello di creare il giusto rapporto tra il padrone e il suo amico a quattro zampe, e che rapporto è un rapporto basato sulla paura?”

Wanda e Athos, un alaskan malamuth di 7 mesi, durante una lezione.
“Lo scopo dell’educazione è quello di creare il giusto rapporto tra il padrone e il suo amico a quattro zampe, e che rapporto è un rapporto basato sulla paura?”.

Ilaria non è solo un’addestratrice, ma anche un’atleta che partecipa a gare in tutto il mondo. I suoi compagni di allenamento sono i suoi cani: oltre a Melman (“che ora ha dieci anni ed è «in pensione»”) ci sono Oaks e l’ultimo arrivato, Mr. Grey. “La storia di Mr. Grey è molto interessante”, ci spiega Ilaria, “È il primo greyster di Lena [Lena Boysen Hillestad, allevatrice e atleta norvegese “di culto”] che viene in Italia. Per averlo ho dovuto corteggiare Lena per mesi, mandandole messaggi e email. È un cane molto buffo, si comporta come un matto, ma quando deve correre diventa un altro: si vede che ha lo scatto nel dna”. Mentre racconta di Mr. Grey in Ilaria si accende un comprensibile orgoglio. E anche in noi di Argon, perché Mr. Grey e Oaks sono nutriti con il nostro Argon Grain Free, con cui Ilaria ci dice che si trova benissimo. “Mr. Grey è un cane forte ma anche molto delicato a livello intestinale. Solo con Argon Grain Free il suo metabolismo funziona bene, e in più non ha nessun problema di dermatiti perché la ricetta è senza cereali. Anche se ovviamente per un cane così attivo non bastano le crocchette, devo integrare con 400 grammi di carne fresca al giorno!”.

Ilaria non è solo un’addestratrice, ma anche un’atleta che partecipa a gare in tutto il mondo.

Tutti i cani di Ilaria Gaffuri sono nutriti con Argon.
Per chi desidera “conoscere virtualmente” la scuola cinofila “I segugi”: www.scuolacinofilaisegugi.it.

Scoprite le altre storie Argon qui.

PARCO RIFUGIO LA CUCCIA E IL NIDO – AMARE GLI ANIMALI A 360°

“La Romina era un punto di riferimento in paese, la chiamavano sempre quando c’erano animali da soccorrere”, ci racconta Fioretta Poli, mamma di Romina e responsabile del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido di Calvatone (Cremona). “Pensate che un ultimo dell’anno qualcuno aveva investito un gatto davanti a un locale, tutti quelli che passavano lo ignoravano, un’amica della Romina l’ha visto e l’ha chiamata: Romina ha passato tutta la notte del 31 con lui in una clinica aperta 24 ore. Il gatto s’è salvato. All’epoca la Romina aveva vent’anni e ricordo che aveva detto È stato il più bell’ultimo dell’anno di sempre”.

“Le tombe sono tutte uguali perché non volevamo
che ce ne fossero di più o meno belle.”

Potrebbe bastare questo aneddoto per capire qual è il DNA del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido, un centro polifunzionale unico in Italia che riunisce molte realtà dedicate alla cura e all’amore per gli animali: un canile sanitario, una pensione per cani e gatti, un gattile, una clinica veterinaria, un rifugio per cani, un centro per il recupero di animali selvatici (volpi, caprioli, uccelli…) e persino un cimitero per animali domestici. Insieme a Fioretta attraversiamo il ponticello che porta all’area dove sono allineate le piccole tombe (“Sono tutte uguali per scelta, non volevamo che ce ne fossero di più o meno belle”). Su ciascuna è montata una girandola-arcobaleno: oggi c’è un po’ di vento e le girandole si muovono, come vive. “È proprio questo il motivo per cui le abbiamo messe: rappresentano le anime dei nostri piccoli amici”.

Asia, una delle ospiti del gattile del Parco Rifugio La Cuccia e il Nido

“Da noi non ci sono animali in gabbia. Anche i mici hanno il loro spazio, riscaldato, e uno spazio verde a disposizione: possono uscire quando vogliono. E non c’è nessuna differenza tra gli spazi della pensione e quelli del gattile”, ci spiega Fioretta mentre entriamo nell’area del Parco Rifugio dedicata ai gatti. Lì conosciamo Goffredo, che ci segue curioso (“Si chiama così perché l’abbiamo trovato incidentato a Castel Goffredo nel 2012, è un gatto molto socievole”), Macchia, un gattino nero “che purtroppo ha il FIV, l’HIV dei felini: per questo si ammala facilmente e deve essere tenuto costantemente sotto controllo”, Asia e Selvaggia, anche loro malate (“non di FIV ma di FELV, la leucemia felina: è molto diffusa tra i randagi”), e poi, in un’altra sezione del gattile, Fumé e Mercuzio, che non è malato ma porta sulla pelle i segni di mille lotte (“Le ha passate tutte”, racconta Fioretta).

Namira è stata salvata e adottata dall’associazione San Bernardo Rescue

“Non siamo mai chiusi: sono anni che non facciamo un giorno di ferie, lavoriamo anche a Pasqua e a Natale”, ci confessa Fioretta dopo averci raccontato delle altre tantissime iniziative ospitate dal Parco Rifugio (dall’associazione San Bernardo Rescue per la difesa dei San Bernardo all’apertura della nuova toeletta “self service” alle attività con le scuole e i disabili). Quando Romina ci raggiunge (arriva proprio da una lezione di “educazione cinofila” in una classe elementare) capiamo che l’iperattività è una caratteristica della famiglia, proprio come l’amore per gli animali.
“Questo posto per noi è un grande impegno: ci sono dietro tantissimo lavoro, contatti, manodopera, non ci fermiamo mai”, ci dice sorridendo mentre le rubiamo qualche minuto per una foto insieme a Namira, una San Bernardo salvata dall’associazione San Bernardo Rescue.

“Dafne è la piccola mascotte del parco: l’ho adottata nel 2012.”

“Lei è la piccola mascotte del Parco Rifugio”, ci dice scherzando Fioretta prendendo in braccio la sua cagnolina, Dafne, che ci ha corso intorno per tutta la nostra visita: “Era stata abbandonata in garage dal padrone, l’ho adottata io nel 2012: quando vengono qui i bambini guai con la Dafne, alcuni vengono apposta la domenica!”.
Prima di andarcene, Fioretta ci raccomanda un’ultima cosa: “Nel vostro articolo riportate la frase che si trova all’entrata del Parco Rifugio. Ci teniamo molto”. Eccola: “Gli animali non sono esseri inferiori, sono altre nazioni, intrappolati insieme a noi nella rete della vita e del tempo”. Grazie per aver visitato il parco.

Argon sostiene il Parco Rifugio La Cuccia e il Nido con regolari donazioni di cibo.
Per saperne di più: www.lacucciaeilnido.com.

Scoprite le altre storie Argon qui.

I VOLONTARI DELL’ARCA DI NOÈ – AIUTARE GLI ANIMALI DAL BASSO

A Piacenza incontriamo Vesna e Mariagrazia, due volontarie dell’Arca di Noè Onlus, un’associazione nata dal basso e totalmente autofinanziata.
L’Arca di Noè da anni si occupa della cura e della salvaguardia degli animali di tutte le specie, in particolare di quelli provenienti da aree in cui le tutele sono poche o inesistenti. “In questo momento il nostro gruppo di volontari gestisce 17 cani e 20 gatti: molti di loro arrivano dal sud, soprattutto da Napoli, o da altri paesi come la Spagna o la Macedonia. Nell’est Europa i randagi spesso vengono uccisi, ma anche là ci sono volontari che «lottano contro i muri» per salvarli”.

“Zara arriva da Napoli, è vivacissima proprio come le persone di quella città.
Ma viveva in un canile affollatissimo dove non aveva spazio né visibilità.”

Vesna è macedone ma vive da 23 anni in Italia. A Piacenza è un punto di riferimento per molte persone che vogliono aiutare animali in difficoltà. “Collaboro da sempre con tante associazioni. Non so esattamente da dove è nata questa sensibilità, ce l’avevo già da piccola, chissà, si vede che è nel mio dna”, ci racconta con un po’ di imbarazzo. Piuttosto che di sé preferisce parlare del luogo dove ci ha condotto, un appezzamento di terreno ai confini della città trasformato nel tempo, con l’aiuto di tanti volontari (“Mio cugino Vane ha costruito tutte queste case di legno e montato le reti, il suo aiuto è stato fondamentale”), in un piccolo rifugio per cani autogestito.

“Mio cugino Vane ama i piccioni viaggiatori,
così ha costruito una casetta in legno anche per loro.”

“Questo spazio l’ho affittato io di tasca mia, ospita cinque cani. Ognuno di loro ha una casetta e può scorrazzare libero nello spazio. Tre volte al giorno vengono dei volontari a portarli a passeggiare fuori. Insomma, li trattiamo come se fossero nostri, e intanto cerchiamo persone che li adottino attraverso la nostra pagina Facebook, le tante iniziative che organizziamo e gli annunci su un giornale locale che si chiama Libertà”.
Una delle casette di legno ospita anche una colonia di piccioni viaggiatori. “Quando si parla di salvaguardia degli animali non ci poniamo limiti. Siamo un’associazione animalista e facciamo anche azioni simboliche: ad esempio a Pasqua abbiamo salvato dieci agnelli pagando noi per non farli andare al macello. Sono cose piccole, gocce nel mare, ma per noi è importante anche far riflettere, aiutare a costruire una sensibilità su queste cose. Soprattutto in paesi dove non c’è ancora”.

Hillary arriva dalla Macedonia: “Nell’est Europa i randagi spesso vengono uccisi,
ma anche là ci sono volontari che «lottano contro i muri» per salvarli.”

Vesna e Mariagrazia ci fanno conoscere alcuni dei cani ospiti del rifugio: Flo, un meticcio labrador, arriva da un canile di Latina (“Ha passato la vita in un box, qui almeno ha tanto spazio e qualcuno che cerca una famiglia per lui”); Zara (“Viene da Napoli, è vivacissima proprio come le persone di quella città. Solo che viveva in un canile affollatissimo dove non aveva spazio né visibilità”); Laika, arrivata dalla Macedonia grazie all’aiuto di alcuni volontari del posto (“Sono stati loro a darle il nome della cagnetta mandata nello spazio dai russi”); Hillary, anche lei arrivata dalla Macedonia come Laika; e Cicco, che oggi non è in rifugio perché sta facendo fisioterapia (“Le cure le paghiamo tutte noi attraverso le raccolte fondi”).

“Questo spazio l’ho affittato di tasca mia.
Era tutto un cespuglio: ora è un rifugio che ospita cinque cani.”

“A volte le persone si approfittano un po’ della bontà e disponibilità dei volontari”, ci confessa Vesna raccontandoci la storia di Sheila, una shitzu di 12 anni dall’aria un po’ triste che la segue ovunque. “I suoi padroni mi hanno detto che non ce la facevano più a tenerla, allora cosa dovevo fare? L’ho presa con me. Ma forse se non ci fossi stata io avrebbero fatto qualche sacrificio in più per non abbandonarla”.

Anche Argon ha contribuito con una donazione di cibo alle attività di Vesna, Mariagrazia e di altri volontari dell’Arca di Noè.
Per diventare amici dell’associazione: Arca di Noè Piacenza.

Scoprite le altre storie Argon qui.

RIFUGIO DEL CANE DI RUBANO – NON ESISTONO CANI DI SERIE B

Al Rifugio del Cane di Rubano (Padova) veniamo accolti da Giovanna Salmistraro, presidente della sezione di Padova della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, e da Beatrice Martinelli, veterinaria esperta in nutrizione.
“Il rifugio esiste dal 1962”, ci racconta Giovanna, “Ed è in costante evoluzione. Da circa un anno la gestione è cambiata e ora stiamo facendo di tutto per migliorare sia la struttura che la gestione degli ospiti. Innanzitutto abbiamo creato un’area di sgambamento, che prima non c’era: ora stiamo avviando un progetto per piantumare degli alberi di modo che d’estate ci sia anche una zona ombreggiata”.

“Abbiamo creato un’area di sgambamento, che prima non c’era:
ora stiamo avviando un progetto per piantumare degli alberi
di modo che d’estate ci sia anche una zona ombreggiata.”

Giovanna ci guida alla scoperta del canile. “La nostra attività di raccolta fondi è frenetica: tutte le spese vengono sostenute da noi e dai volontari, quindi è necessario organizzare molte attività. Cene, feste, eventi speciali. Attraverso il nostro sito, www.legadelcane-padova.it, è possibile sostenerci, adottare a distanza gli ospiti del canile e persino acquistare loro dei collari antiparassitari”. Quando le chiediamo se possiamo farle una foto, si ritrae timidamente: “No, no… non ci tengo ad apparire. Se proprio volete, posso farla insieme a Tom”. Tom è uno degli ospiti del canile, un incrocio di pastore tedesco di 13 anni, di cui sette passati in canile. “Non ha un carattere facile, ma nemmeno io: forse è per questo che appena ci siamo incontrati è stato subito amore”.

“Credo che solamente l’unione delle persone possa migliorare la vita dei cani.”

“Non esistono cani di serie A e serie B, la nostra idea è che i cani del canile debbano ricevere le stesse cure di quelli che vivono in casa”, ci spiega Beatrice, mostrandoci il tabellone con le diete studiate ad hoc per i cani con esigenze particolari.
Beatrice lavora alla clinica veterinaria San Marco di Padova, e con il suo metodo ha contribuito a migliorare tantissimo la vita degli ospiti del canile. “I volontari sono i miei occhi settimanali, io vengo in canile il martedì, visito i cani che vengono segnalati, predispongo le loro diete e le cure che devono seguire. A seconda dei casi, poi, contatto i collaboratori esterni più adatti, che possono fare dei prezzi di favore al canile. Credo che solamente l’unione delle persone possa migliorare la vita dei cani”.

Tania e Luna

Quando incontriamo alcuni volontari del canile, capiamo subito il significato delle parole di Beatrice: Tania, la capoturno, è volontaria da tre anni, “Mi sono avvicinata al canile dopo aver preso qui il mio cane, cinque anni fa”, Anna è qui da poco ma il suo entusiasmo è contagioso, “Anch’io ho preso qui il mio cane, Luna, nel 2006, quando è morta ho deciso che avrei fatto la volontaria. I cani mi hanno insegnato tanto, hanno una sensibilità impressionante, capiscono subito quando una persona non è tranquilla”, Susan ha 71 anni ed è originaria del Galles, il volontariato per lei è qualcosa di molto spontaneo e naturale, “Ho sempre lavorato nel sociale, con gli anziani e i disabili, anche a Londra”.

Susan, volontaria, ha 71 anni: “Ho sempre lavorato nel sociale,
con gli anziani e i disabili, anche a Londra”.

È quasi ora di pranzo, ma Nicole, responsabile dei volontari del canile, ci tiene a farci conoscere alcuni ospiti: incontriamo Natale (“Si chiama così perché è arrivato qui il giorno di Natale del 2013”), un bracco energico e molto simpatico, Rambo, un molosso di tre anni arrivato in canile per via di uno sfratto (“I proprietari volevano riprenderlo, ma conoscendo le condizioni in cui lo avrebbero tenuto abbiamo preferito cercare per lui delle persone migliori”), Pino, Spino e Poker, che “convivono” dietro la stessa rete, e poi Bambi, un cagnolino buonissimo ma un po’ restio al contatto (“Non sappiamo cosa abbia passato”), e molti altri. Fuori da ogni gabbia i volontari hanno appeso le foto dei cani e le loro storie, così chi viene in visita può conoscerli più facilmente. “Abbiamo creato anche una sezione apposita sul nostro sito, che stiamo aggiornando”, ci spiega Nicole. “Per noi è importantissimo anche il rapporto con i futuri padroni dei cani: vogliamo che ognuno dei nostri ospiti sia trattato nel migliore dei modi possibile”.

Argon sostiene il Rifugio del Cane di Rubano con regolari donazioni di cibo.
Per chi desidera “conoscere virtualmente” il canile e i suoi ospiti: www.legadelcane-padova.it.
Per chi desidera diventare amico su Facebook del canile: Lega del Cane – Rifugio di Rubano.

Scoprite le altre storie Argon qui.